Entrare a scuola, al Buratti, non è solo varcare cancelli, salire scale, riempire corridoi. È qualcos’altro, qualcosa in più. Una cosa stupida, la cosa stupida, scontata. È il peso dei dettagli: l’odore del caffè nelle narici, il sottile strato di zucchero a velo sul croissant che ce le sporca, il sorriso velato dietro una parola, di sfuggita. È il piano terra, il piano di Mario.
Il cinque battuto come un tic segnato sulla presenza, nel registro; le camicie da dandy; il casco; il giubbotto da motociclista. Mario, che in quella mano ti scarica tutta l’energia necessaria a raccoglierti, salire le scale, e iniziare.
Prima rampa di scale: scocca il “Buongiornoooh” di Diego. Tre sillabe che riescono ad annullare, di colpo, la frustrazione della sveglia suonata troppo presto, del pullman partito troppo tardi, delle voci troppo forti.
Diego forse non lo sa, ma è lui a versare la prima spolverata di zucchero a velo sui gradini della Pinzi. I gradini che mi portano alla seconda rampa di scale, il round finale: la conferma o la demolizione della prospettiva di un buon giorno.
L’ultima rampa di scale, il fiatone assicurato, scandito da un pezzo che mi esplode nelle cuffiette. Il primo ultimo round della giornata. E come un’epifania divina, eccoli, i custodi del secondo piano della Pinzi: Roberto e Mariella. I tonfi musicali che mi riempiono le orecchie amplificano il tutto.
Ecco Roberto e il suo, di buongiorno, il cui contenuto zuccherino batte quello della crostata all’albicocca nelle macchinette. Mariella, che schiocca l’occhiolino, sfoggia uno sguardo complice e con un “Ciao, bella” fa viaggiare l’autostima a livelli siderali. E così ti ritrovi davanti la porta della tua classe, senti la voce del professore pronunciare i primi cognomi, pensi che dovresti entrare. Pensi, posi la mano sulla maniglia.
Pensi alla paletta per girare lo zucchero nel caffè da chiedere a Diego; ai fogli protocollo scarabocchiati; alla chiacchierata che ti aspetta davanti la porta del bagno; agli sguardi silenziosi, pieni di qualcosa, a ricreazione.
Pensi che sono questi i tuoi dettagli, le tue cose stupide, il ricordo custodito, gelosamente, in ogni crostatina all’albicocca intravista dietro una lastra di vetro.
Valeria A., a.s. 2023-24
Valeria, 5DC, a.s. 2023-24
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