Cerca
Close this search box.

Il liceo è pieno di esperienze e occasioni, e alle porte del quarto anno numerosi studenti si trovano ad affrontare una scelta alquanto difficile: partire per l’anno all’estero. Non si tratta, in realtà, sempre di un anno scolastico intero. Molto spesso si parte per un trimestre soltanto, un quadrimestre o un semestre. Intervistando delle ragazze che hanno deciso di lanciarsi verso questa opportunità, cerchiamo di indirizzarvi verso una decisione e di chiarirvi ogni dubbio!

Da dove iniziare?
Le mete sono diverse, e sei tu in primis a poter esprimere una preferenza. Non sei naturalmente relegato all’Europa, ma puoi allargare i tuoi orizzonti verso altri continenti: uno dei più gettonati è l’America. Bisogna però essere consapevoli di come il prezzo salga a seconda della destinazione e della durata del soggiorno e soprattutto del fatto che ci si debba iniziare a muovere con largo anticipo. Contattare l’agenzia desiderata, fare i colloqui in lingua con quest’ultima, cercare una famiglia ospitante e procedere con l’inserimento temporaneo nella scuola ospite: ogni step richiede tempo e preparazione.

Meglio partire per un anno intero o solo per alcuni mesi?
C’è chi predilige partire per l’intero anno scolastico perché a sedici o diciassette anni può risultare difficile ambientarsi, e di conseguenza solo tre mesi o poco più potrebbero risultare insufficienti; inoltre fermarsi più tempo contribuisce alla costruzione di rapporti e ricordi. Ma la maggioranza delle persone consigliano semplicemente di riflettere sulla propria personalità e il proprio carattere: un anno ha totalmente soddisfatto le aspettative di qualcuno così come un semestre ha reso qualcun altro estremamente felice.

E’ necessario un determinato livello di conoscenza della lingua?
Dipende dalla meta, dal percorso di studi e, di nuovo, dalla propria personalità.
Una ragazza testimonia: “Se non avessi studiato tedesco in precedenza non sarei mai riuscita a fare la stessa esperienza e andare a scuola all’estero sarebbe risultato noioso e inutile. Invece sono riuscita a cogliere il massimo sia nell’ambiente familiare in cui mi trovavo sia nell’ambiente scolastico”.
Un’altra afferma: “Una ragazza danese che è partita con me non aveva mai studiato la lingua e alla fine dell’esperienza ha preso la certificazione B2.” Un’altra ancora dichiara di essere arrivata senza conoscere nulla se non le espressioni base dello spagnolo e di essere riuscita a raggiungere un livello molto alto alla fine della sua esperienza.

Pro e contro
Sono veramente occasioni da non perdere se si ha la possibilità di poterle cogliere. Che sia per il desiderio di uscire dalla piccola realtà in cui si vive, per la voglia di indipendenza o per la volontà di migliorare la lingua… ognuno è partito per motivi differenti e, soprattutto, ognuno ha portato a casa qualcosa, sia in ambito scolastico, sociale, culturale. L’esperienza è caratterizzata da una grande crescita personale su tutti i fronti. Si torna cambiati, con la capacità di gestire ogni tipo di situazione e soprattutto di tenere a bada ansia e agitazione.
Si torna più estroversi e un po’ meno timidi, pieni di storie da raccontare. Si torna con la capacità di gestire un budget mensile con cui dover coprire delle spese, e soprattutto con un livello largamente migliorato di una lingua straniera che altrimenti risulta più complessa da studiare.
Una delle incognite che può spaventare di più è forse quella della famiglia ospitante, che purtroppo non si può scegliere; tuttavia, è possibile chiedere un cambio durante l’esperienza.

Ci sono raccomandazioni a cui prestare attenzione?
Naturalmente sì. Innanzitutto è altamente consigliato partire con poche aspettative, in modo da essere capaci di godersi a pieno l’esperienza. Bisogna essere pronti ad affrontare ogni tipo di sfida, “l’anno all’estero è un’esperienza piena di alti e bassi, e vi capiterà di stare bene, ma anche male”. Inoltre, evitare di restare troppo in contatto con gli amici italiani e la famiglia è alquanto utile: aiuterà ad adattarsi nel nuovo mondo in cui ci si trova. Quando si dovrà dedicare ogni sforzo all’immersione nell’esperienza le persone nel Paese d’origine potrebbero sentirsi quasi “trascurate”: è utile mettere subito in chiaro che questa esperienza la state vivendo per voi stessi, che richiede molte energie e che quindi vi capiterà di essere meno presenti del solito. Infine, “fate esperienza anche di cose che non fareste mai in Italia: io mi sono ritrovata ad esempio a pranzare con patatine e hummus, oppure a pianificare un’uscita 5 minuti prima dell’ultimo pullman per la mia destinazione. Cercate di fare il più possibile perché sono esperienze che poi si portano nel cuore”.

Dopo tutto vale la pena lasciare la tua quotidianità per tre, sei, o più mesi?
Certo che sì! Viaggiare per il Paese scelto con gli amici che incontrerai, instaurare un rapporto quasi totalmente naturale con la famiglia ospitante,  trovare la tua passione e la tua strada… sono cose che valgono assolutamente la pena. In breve sarai parte di una cultura diversa, di una famiglia diversa, di un cerchio d’amicizie diverse. Difatti, alla domanda “Partiresti di nuovo?”, le risposte sono state tutte positive. Una ragazza ha addirittura deciso di restare in Spagna anche l’anno successivo trasferendosi definitivamente!

Non resta che augurarvi un’ottima esperienza con quest’ultima testimonianza:

“Se mai decideste di fare un’esperienza all’estero vi auguro di avere la stessa o almeno la metà della mia fortuna con la famiglia e l’ambiente in cui vi troverete.”

Agnese T.

a.s. 2023-24