La zona d’interesse, film diretto da Jonathan Glazer, tratta il tema della Shoah senza fare nessun riferimento visivo a quest’ultima. Il film, che ha ricevuto 5 nomination agli Oscar 2024, si basa solo e unicamente sui rumori di sottofondo che accompagnano la vita quotidiana di Rudolf Höss, direttore del campo di concentramento di Auschwitz e della sua famiglia.
Il film in sé racconta la vita ordinaria di una famiglia qualunque che vive in una villetta con un giardino pieno di fiori e una piccola piscina con uno scivolo, tra gioie e problemi quotidiani. C’è solo un piccolo particolare: la casa è divisa da un muro grigio dalla più grande fabbrica della morte mai costruita nella storia, il campo di concentramento di Auschwitz.
Il film denuncia ed evidenzia la completa indifferenza e tranquillità con cui vengono vissute le noiose e ripetitive giornate, accompagnate dai suoni agghiaccianti del lager che agli occhi dello spettatore sono insopportabili e impossibili da trascurare. Il film visivamente racconta di una noiosa vita borghese; il copione si basa su dialoghi e azioni banali, come raccontare la favola della buonanotte ai bambini, che vengono rese assurde da urla agghiaccianti seguite da spari e improvvisi silenzi, provenienti dall’esterno.
Anche la luce svolge un ruolo importante, soprattutto nelle scene notturne nelle camere da letto, che vengono improvvisamente illuminate a giorno dalla luce emessa dall’enorme comignolo del forno crematorio, anche questo vissuto dalla famiglia come una prassi. Il film inizia con 5 minuti interminabili di schermo nero, con un sottofondo musicale malinconico, che cercano di frenarci dalla velocità del presente per riportarci nel passato come una macchina del tempo.
Le inquadrature fanno assumere importanza ai dettagli di ogni scena, cercando pian piano di farci vedere cosa c’è al di là di quel muro, la pagina più oscura della storia moderna. I personaggi vengono ritratti come privi di empatia e monotoni; forse è proprio questo, causato dalla cultura ariana inculcata nelle loro menti, che li fa vivere nella completa indifferenza e noncuranza delle atrocità che avvengono oltre quella barriera. L’originalità di questo film sta nello scioccare lo spettatore senza mai farlo entrare all’interno degli orrori di Auschwitz, senza mai mostrarci ciò che accade ma solo facendolo sentire.
Questa è la forza del film che spiazza completamente chi lo va a vedere, che si aspetta di immergersi nelle brutalità dello sterminio e che mai si potrà immaginare cosa accadrà prima che il rullino inizi a girare.
A.S. 2023-2024
Recensito da: Tommaso R.
Liceo Mariano Buratti – Liceo Classico e Linguistico Via Tommaso Carletti n.8 – Viterbo (VT)
Centralino 0761346036 / 0761304192 | E-mail vtpc010003@istruzione.it | P.E.C. vtpc010003@pec.istruzione.it
C.F. 80014070561 | Codice Meccanografico VTPC010003
Dichiarazione di accessibilità | Privacy | digigreen@buratti.education | Contatti