Addentrarsi nella dimensione gastronomico-alimentare dei testi letterari offre una prospettiva privilegiata attraverso cui indagare l’autore, l’epoca, la società. Partendo dall’analisi di opere e momenti salienti della nostra letteratura, il volume individua funzioni e usi della rappresentazione del cibo nel romanzo, nel teatro e nel cinema. Dal periodo risorgimentale – con i caffè e le osterie, cruciali luoghi d’incontro di uomini e idee, con le sue rivoluzioni e i suoi eroi: Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele II, ma anche Artusi che ha influenzato capolavori come Pinocchio e “I promessi sposi” alla straordinaria esperienza di narratori anagraficamente vicini ma stilisticamente lontani – come Verga, d’Annunzio, Pirandello attraversando il Futurismo – dove la cucina è sorprendente sintesi di un’esperienza artistica totale e totalizzante – per approdare al secondo Novecento con i siciliani Tomasi di Lampedusa, Vittorini, Brancati, con il “visionario” Calvino e il “pluristilista” Gadda. Una galoppata fra i secoli XIX e XX che vede evolversi significati e significanti assegnati al cibo in uno dei momenti più delicati della storia italiana.