Da dove tutto è partito
Anche quest’anno è arrivato il momento delle gite… ma qualcosa è cambiato. Al Buratti il tema era caldo già a settembre, quando era sorto il problema della commissione gite, definitivamente sciolta nel corrente anno scolastico. In molti si chiedevano che ne sarebbe stato dell’organizzazione dei viaggi di istruzione, già difficoltosa nello scorso anno scolastico.
I primi problemi si sono manifestati con la difficoltà nel trovare il numero sufficiente di accompagnatori per ogni classe; in seguito, a dicembre, sono stati presentati i preventivi con relativi atti di impegno, ma senza indicazione precisa delle date di partenza; a febbraio, si è riscontrato un calo drastico delle adesioni di partecipazione, tanto che molte classi non partiranno, mentre altre lo faranno adeguandosi a condizioni non sempre ideali.
Le classi quinte hanno subito il maggior danno: se da una parte un solo quinto del classico andrà in Grecia, come ci si aspetterebbe per il tipo di studi, dall’altra ci andranno alcuni quinti del linguistico che rinunciano così a visitare un Paese della cultura e della lingua che hanno studiato per cinque anni. L’amarezza non è dovuta solo alle aspettative nei confronti della gita, l’appuntamento più desiderato dagli studenti, ma a un accumulo di frustrazione per le numerose occasioni mancate a causa di due anni e mezzo di pandemia.
Molte le domande circolate tra gli studenti, e molte le voci su come siano andate effettivamente le cose. Noi della Redazione Digitale vorremmo fare chiarezza. Partiamo da informazioni raccolte all’interno della scuola per poi procedere, in prossimi approfondimenti, con interviste alla dirigente e alla struttura organizzativa, per ricostruire i meccanismi burocratici e le dinamiche interne al nostro istituto. Premettiamo però che non esiste una risposta univoca ai problemi, che sono vari e complessi.
Poche partenze, molto scontento
A fine febbraio i conti ormai sono fatti: alcune classi andranno in gita, molte altre no. Abbiamo fatto una piccola indagine su un campione di 39 studenti (di cui 12 di quinto, 7 di quarto e 7 di terzo): non possiamo dire di avere una visione completa di ciò che pensano gli studenti del Buratti, ma possiamo prendere i dati raccolti come punto di partenza per una riflessione più ampia.
Dalle risposte raccolte si evince una accettazione, più o meno rassegnata, delle condizioni del viaggio da parte di chi lo farà e una generale delusione da parte delle classi per cui è saltata la possibilità di partire. Nell’80% il problema è stato il costo troppo elevato; per il 47% non è stato possibile raggiungere il numero minimo di adesioni per classe (corrispondente a due terzi); ci sono poi 3 casi in cui c’è stata poca partecipazione perché la classe è poco unita. In tutti i casi, escluso uno, la notizia della mancata gita è stata accolta con confusione e amarezza per via delle aspettative incentrate in parte sul potenziale formativo della gita e, soprattutto, sulle opportunità di socializzazione che essa offre. Si parla di delusione generale e morale basso della classe, specialmente per le quinte. Anche chi va in gita (24 persone del nostro sondaggio) ha le sue critiche da fare: 5 persone dichiarano di non essere soddisfatte dalla meta, per 6 persone il prezzo è eccessivo; in 7 casi la soddisfazione delle condizioni in cui si parte non è totale o lo è solo perché ci si è adeguati. In generale, però, non emergono grandi lamentele: se la gita si fa, tutti sono disposti a sorvolare sui problemi.
La pancia della scuola: le ipotesi
“Quest’anno molte classi non partono, quali credi siano le cause?”: questa è la domanda che offre più spunti di discussione. Su 24 risposte, 10 credono che siano i costi eccessivi: rispetto a quanto indicato negli atti di impegno presentati a dicembre, il prezzo è aumentato, rendendosi inaccessibile a una gran parte degli studenti. La disorganizzazione è da ritenersi invece la causa principale dei viaggi mancati secondo 11 risposte, anche se è difficile attribuirla a qualcuno in particolare: si pensa alla mancanza di una commissione gite nella scuola e al modo di operare delle agenzie. In 3 casi, si indica esplicitamente una correlazione tra la scarsa organizzazione e l’aumento dei prezzi. Affiora un generale risentimento nei confronti dell’istituto, ritenuto almeno in parte responsabile della dilatazione dei tempi di pianificazione e, quindi, dell’aspetto economico. In due casi si dichiara addirittura che la scuola ha scarso interesse nell’organizzare gite e uscite di qualsiasi tipo.
Ma quanto c’è di vero in tutto questo? E le altre scuole di Viterbo hanno avuto tutti questi problemi?
La ricerca delle cause oggettive
Quel che è certo è che i costi dei mezzi di trasporto e dei servizi di qualsiasi tipo è aumentato esponenzialmente negli ultimi due anni, per una serie di circostanze economiche e geopolitiche europee. Viaggiare è diventato proibitivo per molte famiglie.
Inoltre, nell’ambito scolastico, gli istituti sono tenuti a rispettare molte norme nell’organizzare i viaggi di istruzione; in particolare, le più stringenti sono quelle che riguardano la scelta dei mezzi di trasporto, di cui la scuola ha la totale responsabilità (C. M. n. 674 3/02/2016).
L’Istituto si occupa anche di scegliere l’agenzia di viaggio ma, per farlo, deve seguire una procedura ben precisa che richiede tempo per essere applicata. Semplificando, la scuola deve pubblicare i documenti di gara, presentare le offerte, verificare i requisiti e infine stipulare il contratto con l’agenzia vincitrice. Insomma, solo per affidare l’organizzazione delle gite a un’agenzia di viaggi ci vogliono tempo e risorse.
Ciò che fa la differenza tra scuola e scuola è il regolamento viaggi: gli istituti sono autonomi nelle decisioni in merito ai viaggi di istruzione (D.P.R. 275/1999), tanto che i singoli regolamenti costituiscono la normativa per l’organizzazione delle gite. Spetta quindi al Collegio docenti e al Consiglio di Istituto stabilire i criteri generali dell’organizzazione di gite e uscite, in linea con gli obiettivi educativi.
Il regolamento gite
Il regolamento di viaggi d’istruzione, stages linguistici e scambi culturali della nostra scuola è consultabile nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF). Si tratta di tredici punti che definiscono alcune caratteristiche delle procedure di organizzazione e svolgimento delle gite.
In particolare, stabilisce l’iter di approvazione di un viaggio di istruzione di qualsiasi tipo, anche se di un solo giorno: “L’organizzazione ha avvio con la delibera del Consiglio di Classe”, segue poi la ”Compilazione, da parte del Consiglio di Classe, del modulo di richiesta, con indicati tutti gli elementi utili all’organizzazione del viaggio/stage (meta, obiettivi didattici, accompagnatori, alunni, periodo…)”, infine la “Delibera del Piano complessivo dei Viaggi e degli Stages da parte del Collegio dei Docenti e del Consiglio di Istituto”. Con le condizioni che tutti conosciamo di raggiungere i due terzi della classe nelle adesioni e di avere almeno un docente accompagnatore ogni quindici studenti.
La scuola, dunque, stabilisce un iter, ma non delle tempistiche precise: sta tutto a quando si svolgono i primi Consigli di classe, il Consiglio di Istituto e il Collegio docenti.
Per poter avere una visuale a 360 gradi sull’intera situazione delle gite, non basta solamente conoscere il regolamento e alcuni pareri degli studenti, ma è anche necessario cambiare punto di vista e analizzare il problema immedesimandosi in coloro che sono impegnati nella concreta risoluzione dei problemi anche se costretti a “indossare i panni dell’antagonista”.
La nostra indagine quindi prosegue chiamando in causa i rappresentanti di altre scuole e la nostra Dirigente. Prossimamente in uscita nuovi articoli sulla questione.
Sara D.G., Agnese F. S., Vittoria G., Elena Amalia S., a.s. 2023-24